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Selvaggia Lucarelli vs Le Iene sul caso Fausto Brizzi

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Selvaggia Lucarelli si dissocia dal servizio mandato in onda da Le Iene sul caso Fausto Brizzi, il regista che in questi giorni è balzato agli onori della cronaca con l’accusa di avere molestato sessualmente attrici in cerca di successo.

La giornalista scrive un lungo post su Facebook nel quale prende le distanze da un certo modo di fare giornalismo. Ecco il post pubblicato su Facebook da Selvaggia Lucarelli:

Brizzi è probabilmente colpevole e spero che se è così paghi il suo debito con la giustizia. Non aggiungo altro perché provo un profondo dispiacere per sua moglie. Detto questo, voglio solo dire che il nome che circola da giorni, la graticola, le testimonianze centellinate, gli spot “stasera vi diremo se è Brizzi”, il chiacchiericcio social, la testimonianza con la voce modificata, l’identikit con età e città di nascita, non è il mio senso di giustizia. E non è una questione uomini e donne. È una questione di umanità. Non amare questo modo di fare informazione e di denunciare non è essere dalla parte dei molestatori, come essere contrari alla pena di morte non è essere dalla parte dei peggiori assassini.

È dire: io non sono questo modo di farsi giustizia. Non mi piace. Non mi piace il clima che si sta creando. Sento che la bava alla bocca del regista schifoso comincia a somigliare a quella del popolino affamato che chiede a gran voce il prossimo nome.
Quelli raccontati sono reati. Non erano mani sul culo. Non erano avance. Non erano molestie. Erano stupri. Era violenza. Chiudere il servizio dicendo: “se avete altre storie come queste da raccontare scrivete alle iene!” è esattamente il corto circuito che mi fa paura.
No. “Se avete storie così, andate in commissariato!”, questo dovrebbe essere il messaggio.
Questo non è giornalismo d’assalto. È assalto.
Io voglio le donne libere, amate, protette e rispettate come tutte le persone perbene, ma non mi piace guardare per settimane un servizio sulla stessa persona e pensare “che schifo d’uomo” e poi però, alla fine pure “e se s’ammazza?”. Perché è un’agonia che mi fa orrore perfino per l’uomo peggiore della terra. Mi mette a disagio. Smettete di parlare di lui. Denunciatelo. Lasciatelo alla giustizia. Alle lacrime di chi gli voleva e gli vuole bene. Di chi si è sentito ingannato. Che le ragazze violentate e traumatizzate abbiano il pieno appoggio della legge e delle persone accanto.

Però basta. Perché io non sono le iene. E questa non è la mia idea di giustizia.

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