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Tea Falco, con la perfetta dizione sono completamente senza personalità

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Mettiamola pure così: Tea Falco non è un esattamente un campione di simpatia. E ha colto l’occasione per dimostrarlo ancora una volta. Tutto è cominciato quando l’attrice scelta da Bertolucci in Io e te, ha interpretato il personaggio Bibi Mainaghi nella serie Sky 1992 che raccontava l’Italia di Tangentopoli.


Dopo la prima puntata chiunque si è scatenato attaccando la, per altro nota, parlata un po’ biascicata e soprattutto incomprensibile dell’attrice.

Difesa dalla madre ha dovuto incassare critiche e parodie di ogni sorta a causa della sua recitazione, ma poi aveva deciso di diventarne quasi complice mostrando saggiamente di essere dotata di un buon senso di autoironia. Tea aveva pubblicato un video in cui si prendeva in giro da sola proprio per la sua pronuncia davvero poco comprensibile.

Un gesto che certamente le aveva fatto (ri)guadagnare punti fra i fans. Almeno fino a questo momento quando ha pubblicato un video social in cui in pratica definisce senza personalità gli attori con una perfetta dizione.

E mostrando a tutti di essere in grado di sfoggiare un’impeccabile pronuncia, dichiara di essersi trasformata in un’attrice senza personalità in grado di poter recitare a teatro.

Buon giorno. Oggi mi sono svegliata parlando in perfetta dizione. È una cosa che ho sempre voluto fare. Adesso sono completamente senza personalità. Adesso posso fare l’attrice di teatro.

Sono le parole dell’attrice nel breve video di 15 secondi pubblicato su Facebook.

Nel lungo preambolo al video in realtà Tea spiega come la dizione al cinema sia inadeguata e come non si schieri assolutamente contro il teatro, ma solo contro il teatro in televisione e al cinema. Di certo il suo video farà infuriare non pochi addetti del mestiere. Giudicate voi leggendo quanto ha scritto Tea.

1992, BIANCA GUACCERO CONTRO MIRIAM LEONE

Non sono contro il TEATRO, anzi credo che il teatro sia una bellissima palestra di esasperazione e di ricerca del personaggio. 
Sono contro il teatro nel CINEMA.
In America gli attori studiano gli accenti regionali perché il cinema, essendo verità, riprende personaggi veri. Nel doppiaggio l’anima dell’attore muore dando spazio a una voce che mai potrà eguagliare quella originaria. 
Viviamo di empatia: parlare, scambiare quattro chiacchiere vere con qualcuno credo sia il senso della vita. Se una persona si nasconde dietro una maschera irreale non è possibile percepirla , non può avvenire lo scambio di energia. Cio’ significa che non stiamo vivendo o stiamo vivendo per finta. Il cinema deve essere verità , il teatro invece è arte, tutta un’altra storia. Anche il cinema può diventare arte in alcuni film capolavoro: nel racconto filosofico di una vita, nella favola … in pochi altri casi apprezzo la finzione. 
L’attore di cinema deve fare un lavoro opposto rispetto all’attore di teatro: tutto le intenzioni di pensiero devono essere ‘messe dentro’ , inglobate in una gestualità reale, come accade quando viviamo normalmente. E’ istinto e ragione ‘consapevole’, un pensiero sincronico alla gestualità. E’ l’osservazione continua di se stessi e degli altri. Nel teatro ogni sforzo è raddoppiato per il semplice fatto che l’attore deve portare la voce e il corpo per farsi percepire da più persone. 
Entrambi gli approcci recitativi sono difficili ed estremamente diversi l’uno dall’altro. 
Condanno la dizione nel cinema perché non è necessaria, i personaggi che interpretiamo sono PERSONE VERE CHE HANNO UN ACCENTO! E’ più difficile studiare i vari accenti e dialetti regionali che applicarsi ad affinare la propria dizione.
Poi c’è il lavoro basato sullo studio della psicologia del personaggio da interpretare che parte dalla sua nascita: dove ha vissuto e dove vive, le persone che ha incontrato, la sua famiglia, le sue esperienze, TUTTO QUESTO è UNA PERSONA o personaggio e l’accento ne è parte integrante.

Photo Credits | INSTAGRAM

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