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Gabriele Muccino, ho paura del tempo che passa

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La Mostra del Cinema di Venezia è cominciata e tra i protagonisti c’è anche Gabriele Muccino che presenterà il suo ultimo film, L’estate addosso, titolo che ha ispirato la canzone omonima di Jovanotti. E l’occasione è buona per il regista per raccontarsi in una lunga intervista a Vanity Fair nella quale mette a fuoco la sua più grande paura: quell a realtiva al tempo che passa inesorabile.

Gabriele Muccino parte con il raccontare il film:

Con L’estate addosso, sono tornato a fare storie che mi interessano davvero. Hollywood è complessa, traumatica. Solo chi c’è stato può capirne la realtà al di là del sogno e dei luoghi comuni. Lavorare lì è una benedizione, per molti aspetti. Ma è anche il posto più cinico della terra, si prendono grandissime mazzate. Dopo dieci anni di vita a Los Angeles, non ho un amico. Ma non sono certo l’unico. Questa è un’industria dove gli amici non esistono. Una volta che l’ho capito, mi sono rassegnato e isolato, cominciando a guardare le cose con una penombra nello sguardo che non mi piace avere

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Poi si passa a argomenti molto più intimi e personali:

Ho impiegato tutta la vita a dimostrare a me stesso che io sono migliore di come mi pensano gli altri. È una battaglia mai finita. In pratica, passo il tempo a convincermi che gli altri hanno torto. Ma chi vince la battaglia con la coscienza ha vinto la guerra dell’esistenza. Mi fa paura il tempo che passa perché amo troppo la vita per accettare che scivoli via. Oggi non sono più lo stesso uomo dei miei primi film. Allora non sapevo nemmeno che cosa volesse dire essere un regista, essere marito, padre, ex marito. Ci sono momenti della nostra vita in cui scattano dei clic, in cui capiamo che nulla sarà più come prima.

Photo Credits | Getty Images

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